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World Masterpiece Theater: una mostra al Museo della Figurina di Modena

In esposizione le racolte di figurine sui cartoni di genere meisaku, pubblicate dalla Panini e da altri editori italiani e internazionali

Il World Masterpiece Theater è stato un fortunato ciclo di cartoni animati prodotti dalla Nippon Animation dal 1975 fino al 1997. Arrivati anche in Italia, in molti casi sono diventati dei classici dell’animazione, il cui successo non sembra subire il peso del tempo, tanto da riuscire ad appassionare anche i bambini di oggi. Dal 2 marzo al 22 luglio, a questo particolare genere dell’animazione giapponese il Museo della Figurina di Modena dedica una mostra dal titolo “World Masterpiece Theater. Dalla letteratura occidentale all’animazione giapponese”, a cura di Francesca Fontana, che mette insieme le raccolte di figurine ispirate a questi cartoni, pubblicate dalla casa editrice modenese Panini e da altri editori italiani e internazionali.

Questa interessante esposizione è l’ultimo atto del ciclo di mostre “80-90. Televisione, musica e sport in figurina”, avviato nel 2014, su idea di Thelma Gramolelli, allo scopo di indagare un periodo cruciale della storia della figurina, caratterizzato dall’irrompere della televisione commerciale nei diversi ambiti della vita sociale. Negli anni Ottanta e Novanta i cartoni animati giapponesi compirono una vera e propria rivoluzione estetica e narrativa, influenzando generazioni di bambini, oggi trentenni e quarantenni, anche attraverso il merchandising delle figurine. Il successo degli album dedicati alle serie d’animazione fu travolgente: collezionare figurine permetteva di rivivere le emozioni provate davanti alla televisione, poiché le immagini adesive riprendevano esattamente i fotogrammi dei cartoni animati.

Le serie facenti parte del World Masterpiece Theater, protagoniste della mostra di Modena, erano caratterizzate da una cura minuziosa dei dettagli e da una qualità grafica superiore rispetto agli anime coevi, che ben definivano lo “stile Meisaku”, ma soprattutto erano tutte basate su opere della letteratura occidentale per ragazzi. L’intenzione era dichiaratamente educativa: oltre ad istruire gli spettatori nipponici su paesaggi, architetture, usi e costumi occidentali, offrivano loro una profonda analisi psicologica dei protagonisti, i quali, come nei romanzi, erano spesso orfani e affrontavano prove difficilissime, che consentivano loro di acquisire le qualità necessarie per diventare adulti rispettabili, capaci e altruisti.

Precursore del progetto fu il celeberrimo cartone “Heidi”, creato da Isao Takahata e Hayao Miyazaki nel 1974, che, a causa degli alti costi, portò al fallimento della casa di produzione Zuiyo Eizo, costretta a scindersi in due società distinte, una delle quali era la Nippon Animation. Tra i cartoni più amati di fine anni Settanta e inizio anni Ottanta si possono ricordare “Marco” (1976), tratto dal libro “Cuore”, “Anna dai capelli rossi” (1979), “Tom story” (1980) tratto da “Le avventure di Tom Sawyer”, “Flo, la piccola Robinson” (1981), “Lucy May” (1982), “Sui monti con Annette” (1983). Dal 1986 al 1993 la veste grafica degli anime subì una trasformazione e i colori divennero più vivaci e intensi, come si può notare in “Pollyanna” (1986), “Una per tutte, tutte per una” (1987), trasposizione animata del romanzo “Piccole Donne”, e “Peter Pan” (1989).

Soprattutto nel corso degli anni Ottanta e nella prima metà degli anni Novanta, l’Italia contribuì al successo dei cartoni animati del WMT, testimoniato dalla popolarità crescente degli album di figurine, Panini e non solo, a essi dedicati. Il progetto si concluse ufficialmente il 23 marzo 1997, per essere poi solo temporaneamente recuperato negli anni Duemila con nuovi anime, tra cui “Sorridi, piccola Anna” (2009), basato sul romanzo prequel che descrive i primi undici anni di vita di Anna Shirley.

Nonostante non facciano parte ufficialmente del ciclo denominato World Masterpiece Theater, molti altri cartoni animati condividevano le tematiche tratte da romanzi occidentali per ragazzi e l’intento educativo. Tra questi, alcuni prodotti della Nippon Animation non esplicitamente inseriti nel progetto WMT, come “L’ape Maia” (1975), “Jacky, l’orso del monte Tallac” (1977), “D’Artacan e i tre moschettieri” (1981), “Il giro del mondo di Willy Fog” (1983), “Il libro della giungla” (1989), e cartoni animati di stile Meisaku di altre case produttrici, quali “Remi – Le sue avventure” (1977), “Capitan Futuro” (1978), “Nils Holgersson” (1980), “Don Chisciotte” (1980), “Il Mago di Oz” (1987), “Robin Hood” (1990). Non è giapponese, infine, ma spagnolo, il cartone animato “David Gnomo amico mio” (1985), tratto da un libro illustrato per bambini.

È possibile visitare la mostra “World Masterpiece Theater. Dalla letteratura occidentale all’animazione giapponese” dal mercoledì al venerdì negli orari 10.30-13.00 e 16.00-19.00 e il sabato, la domenica e nei festivi dalle 10.30 alle 19.00. In occasione dell’inaugurazione di venerdì 2 marzo alle ore 18.00, si terrà una visita guidata per grandi e piccoli tra le immagini e le colonne sonore dell’infanzia, in compagnia della curatrice Francesca Fontana. L’evento è gratuito e non necessita di prenotazione. Per maggiori informazioni vi invitiamo a consultare il sito ufficiale del Museo della Figurina.

Il Museo della Figurina è nato dalla appassionata opera collezionistica di Giuseppe Panini, fondatore, nel 1961, dell’omonima azienda assieme ai fratelli Benito, Franco Cosimo e Umberto. Nel corso degli anni egli ha raccolto centinaia di migliaia di piccole stampe a colori, che nel tempo sono andate a costituire questa straordinaria collezione, diventata museo all’interno dell’azienda nel 1986. Nel 1992 Giuseppe Panini e l’azienda stessa decisero di donare il Museo al Comune di Modena, città ritenuta sua sede naturale, in quanto capitale mondiale della figurina moderna. Il Museo è stato aperto al pubblico il 15 dicembre 2006, nella prestigiosa sede di Palazzo Santa Margherita.

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